Job design Neurodiversità

Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversità

Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversità

Lo scorso 23 maggio si è tenuto il primo evento 2024 di The Wise Place, il network di Wise Growth che si compone di due eventi all’anno gratuiti e aperti a tutte le persone interessate. Uno spazio di confronto attivo in cui le aziende possono condividere approcci e best practices sulle tematiche di DEI (Diversity, Equity & Inclusion). Nel primo incontro dell’anno si è scelto di affrontare un tema molto attuale e, allo stesso tempo, poco conosciuto, ovvero quello della neurodiversità: “Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversità”.

Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversità

Dopo un inquadramento da parte di Silvia Danna, psicologa e psicoterapeuta, l’incontro è stato arricchito da preziose testimonianze: è intervenuto Maurizio Ceccoli, direttore della Cooperativa Sociale InVolo, e, nell’ambito aziendale, alcuni interessanti case studies sono stati portati da Alessandra Dini, Diversity, Equity & inclusion Specialist di Intesa Sanpaolo, e da Alice Azzaro, Project Portfolio Management in Agos.

Cosa si intende per neurodiversità?

Per attivare una discussione efficace sulle potenzialità dell’inclusione di persone neurodivergenti in azienda, sulle sfide per il team e sulle diverse competenze da mettere in gioco, è necessario basarsi su conoscenze scientifiche rigorose e andare al di là di tabù e luoghi comuni. Silvia Danna spiegando e analizzando il concetto di neurodiversità, lo ha definito tanto importante per il genere umano da poter essere assimilabile, rifacendosi a una metafora del giornalista Harvey Blum, a quello di biodiversità.

Questo punto di vista veicola un cambio di prospettiva fondamentale: la neurodiversità non è qualcosa da correggere o curare, ma semplicemente la varietà delle modalità di funzionamento della mente umana. In ambito aziendale non è tanto utile etichettare, quanto piuttosto conoscere la tematica e costruire meccanismi di adattamento ai bisogni delle persone. In questo modo è possibile fare emergere al meglio le loro capacità diverse ma non per questo discriminabili rispetto a una supposta “neurotipicità”.

Educare al lavoro

Maurizio Ceccoli, psicologo dello sport e direttore della Cooperativa Sociale InVolo, intervistato da Silvia Danna, ha descritto il lavoro quasi pionieristico portato avanti dalla sua realtà operante a San Marino. Un concetto fondamentale che ha guidato, fin dalla sua nascita, il lavoro della cooperativa è stato il desiderio di educare al lavoro e attraverso di esso, con l’obiettivo di garantire dignità alle lavoratrici e ai lavoratori.

Ogni persona, ha spiegato Ceccoli, viene valutata sulla base delle sue risorse, delle sue abilità e di come si adatta alle necessità della Cooperativa, attraverso i compiti che le vengono assegnati. La persona neurodivergente, dunque, non viene assunta per obblighi di legge o per motivazioni etiche o di altra natura, ma in quanto portatrice di un valore tangibile. In quest’ottica, il focus è spostato sulle risorse e sulle abilità, non sui deficit: interessa ciò che la persona sa fare, non che cosa non sa fare.

“Di pari passo”: come far convivere le differenze sul lavoro

Alessandra Dini, Diversity, Equity & Inclusion Specialist presso Intesa Sanpaolo, ha raccontato due esperienze di successo relativamente all’inserimento lavorativo di persone nello spettro autistico e con DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento). Dini ha evidenziato come, nel caso dell’inserimento di persone autistiche, si sia rivelata fondamentale una nuova figura all’interno dell’azienda definita “buddy”. Una persona che oltre a lavorare nello stesso ambiente si pone come figura di supporto e riferimento per la persona neurodivergente all’interno del team. Si tratta di una persona appositamente formata, in possesso di specifiche conoscenze e competenze, che opera ponendosi come un prezioso sostegno alla persona neurodivergente.

Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversità

Il grande vantaggio di questa pratica aziendale è la diffusione di conoscenze sul tema e di occasioni di contatto tra persone differenti. Sono questi, nell’esperienza di Intesa Sanpaolo, gli elementi fondamentali per la costruzione di un ambiente di lavoro realmente inclusivo. Con uno sguardo al futuro a lungo termine, è realistico pensare che l’evoluzione di questa figura all’interno delle aziende possa accompagnare e supportare la condivisione di saperi e pratiche trasversalmente ai vari team di lavoro, con la conseguente possibilità di sviluppare nuove competenze e anche nuovi ruoli all’interno dell’azienda.

Per quanto riguarda l’inclusione lavorativa delle persone con dislessia, invece, uno dei principali risultati raccontati da Alessandra Dini è stata una pocket guide finalizzata alla realizzazione di un luogo di lavoro dyslexia-friendly. Uno strumento molto pratico e concreto, ma allo stesso tempo anche un tassello importante per creare una nuova cultura aziendale, inclusiva e centrata sul benessere della persona nel luogo di lavoro.

Collaboriamo con l’autismo

Alice Azzaro, Project Portfolio Management presso Agos, ha portato un’ulteriore testimonianza. Grazie alla collaborazione con Auticon, sono stati effettuati dei sopralluoghi per cercare di rendere il luogo di lavoro inclusivo. In seguito, sono state svolte diverse sessioni di formazione a colleghe e colleghi che hanno consentito l’inserimento di cinque persone all’interno di un progetto dedicato. Secondo Azzaro, si è notato un grande vantaggio a livello di performance aziendale nel momento in cui, alle persone ad alto funzionamento nello spettro autistico, sono state garantite condizioni ideali di lavoro.

Un’altra importante chiave di riuscita dell’iniziativa è stata il coinvolgimento di queste persone su progetti a lungo termine: non solo una scelta strategica, ma in linea con le caratteristiche specifiche delle persone autistiche ad alto funzionamento. Un’esperienza di successo che, nelle parole di Alice Azzaro, ha reso possibile una visione che pone il focus sui bisogni che ogni persona ha per dare il meglio nel proprio lavoro (vantaggio per l’azienda) e per stare meglio in azienda (benessere per la persona). Visione che ha altresì permesso di creare un ambiente lavorativo sereno per tutte le persone, configurandosi come una situazione win-win.

E se l’inclusione non avviene?

I progetti sistematici e di ampio respiro sulla valorizzazione della neurodiversità sono ancora pochi, e occorre dire, che probabilmente essi sono possibili solo come punto di arrivo di un percorso aziendale, organizzativo, culturale.

Molto più frequenti sono le situazioni nelle quali la neurodiversità emerge come “problema”, rischiando anche di essere vista come una criticità portata dalla singola persona. Quest’ultima viene quindi etichettata ed esclusa. Per uscire da queste situazioni sicuramente una formazione e sensibilizzazione delle persone (responsabili e non) e dei team è necessaria, ma non sufficiente. Spesso, infatti, occorre cambiare alcune condizioni lavorative. Ma come?

Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversitàPer intraprendere percorsi di inclusione a partire da situazioni problematiche, e nel pieno rispetto delle persone, un approccio possibile è quello basato sul job design, ovvero sulla regolazione delle mansioni e delle condizioni di lavoro in base alle caratteristiche di funzionamento della persona. Società di consulenza come Wise Growth hanno sviluppato metodologie di accompagnamento per questi percorsi che richiedono competenze e metodologie specialistiche raramente presenti nelle strutture aziendali.

La job design per la neurodiversità parte dalla descrizione di una criticità rilevata e svolge un’analisi del contesto (strutturale e relazionale), la formazione dei vari target per l’inclusione della neurodiversità (competenza di base e competenze specifiche), supporto psicologico ove necessario, affiancamento al job design e formazione di risorse interne alla metodologia per rendere l’attenzione alla persona sempre più strutturale all’interno dell’azienda.

The Wise Place: diffondere una cultura del rispetto e dell’inclusione

Ancora una volta The Wise Place, impreziosito da alcune testimonianze aziendali, ha mostrato come le organizzazioni non possano prescindere, anche quando si relazionano con profonde innovazioni, dal porre le persone al centro della propria riflessione e della propria strategia. Questo è il punto di partenza del network creato da Wise Growth.

Un obiettivo che verrà perseguito anche in futuro, continuando a diffondere una cultura del rispetto e dell’inclusione attraverso la condivisione di spunti innovativi e best practices. Questa volta si è voluto gettare luce sulla neurodiversità, mostrando in che modo le sue risorse, se valorizzate, hanno effetti positivi per tutte le persone. Presto il tema e la data del secondo appuntamento 2024!

Se ti interessa scoprire di più sui nostri progetti in ambito DEI puoi visitare la sezione del nostro sito con aree di intervento oppure scriverci una mail a info@wise-growth.it. Saremo felici di fissare una call conoscitiva!

Puoi riguardare l’incontro The Wise Place Diversa-mente: valorizzare le risorse della neurodiversità cliccando su questo link

Autore

Redazione Diversity-Management.it

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