Identità di genere LGBTQIA+

Una panoramica sui percorsi di affermazione di genere

Una panoramica sui percorsi di affermazione di genere
Scritto da Bianca Iula

Quasi chiunque ha una vaga idea di chi siano le persone trans, ma non c’è altrettanta consapevolezza sulle persone non-binarie. Al tempo stesso, si sa poco generalmente su percorsi di affermazione di genere e sulla loro durata. In questo articolo si cercherà di offrire una panoramica esaustiva sul tema. Per farlo, ho raccolto alcuni pareri autorevoli da parte di persone esperte sulla tematica che da anni operano a stretto contatto con persone transgender e non binary.

Che cos’è la Terapia Ormonale Sostituiva?

A seconda dell’obiettivo da raggiungere, ogni transizione ha degli step specifici. Tuttavia, esiste un iter che coinvolge ogni persona, ed è quello che viene definito “percorso medicalizzato”. È bene ricordare che è possibile essere una persona trans anche senza assumere degli ormoni, ma la maggior parte delle persone che decide di intraprendere questo percorso accede alla Terapia Ormonale Sostituiva (TOS).

Per poter iniziare la TOS, occorre avere una relazione che attesti la “Disforia di Genere“, la quale viene rilasciata da una o uno psicoterapeuta. Il documento si ottiene dopo minimo sei mesi di incontri e va consegnata al personale medico endocrinologo che prescrive degli esami per accertarsi che la Terapia non sia pericolosa per quella persona trans e scongiurare possibili effetti indesiderati gravi e, in alcuni casi, mortali.

Dott.sa Beatrice Bellini, Psicologa e Psicoterapeuta

Quali sono i vissuti e le emozioni che le persone trans riportano durante le prime sedute psicologiche e in relazione al loro percorso?

Una panoramica sui percorsi di affermazione di genereNon mi piace generalizzare, come se dietro a “persone trans” ci fosse una standardizzazione del pensiero. Ad ogni modo nella mia esperienza clinica la paura più comune è: timore della non accettazione sociale: perdere il lavoro, gli affetti, la famiglia. La paura della non accettazione sociale è prevalente su tutte le altre, anche dei rischi della TOS o della chirurgia.

Essendo che l’identità si genera dal riconoscimento degli altri, per la persona che transita nell’altro sesso, l’assenza di una convalida sociale è insostenibile. Ciò rende la valutazione di una transizione non immediata ma calibrata sull’analisi di quanto il contesto sociale del soggetto sia in grado di sostenere ed accettare questo cambiamento.

Per quanto tempo si deve assumere la TOS?

La risposta è semplice: per sempre. Interrompendo la somministrazione dei farmaci è probabile che il fisico ritorni allo stadio precedente ad eccezione di alcune modifiche irreversibili, come la crescita del seno per le donne trans e la barba per gli uomini trans.
La TOS non crea dipendenza e la si può interrompere in qualsiasi momento, ma la persona trans non vorrà interromperla a meno che abbia seri problemi di salute.
Per quanto riguarda le persone non-binarie, alcune fanno la TOS e, quando ritengono di essersi allontanate a sufficienza dal genere assegnato alla nascita, la interrompono oppure assumono dosi minime di mantenimento. Non sono interessate a raggiungere il genere opposto, ma una via di mezzo di loro desiderio.

Dott.sa Stefania Bonadonna, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio

Qual è l’età media delle e dei pazienti trans e in che percentuale diventano uomini e donne?

Possiedo dati su circa 800 persone. L’età media è intorno ai 31 anni, ma tante persone le seguo da oltre 10-15 anni, e quella è una popolazione ormai con un’età adulta, mentre se guardo gli ultimi 2-3 anni l’età si abbassa drasticamente intorno ai 25 anni. La mia popolazione è ormai metà in terapia femminilizzante e metà in terapia mascolinizzante, anche qui con un dato di netto aumento della terapia mascolinizzante negli ultimi anni.

Quando avviene il cambio anagrafico?

In Italia si deve ottenere una sentenza da parte di un giudice che autorizzi il cambio di nome, di genere ed eventualmente l’autorizzazione a fare le operazioni chirurgiche in Italia, in quanto da noi un chirurgo non può operare su un organo ritenuto non malato.
La tempistica è lenta e si arriva ad avere la nuova carta di identità dopo circa tre anni dall’inizio della TOS. I documenti da presentare, come documentazione fotografica con amici, colleghi, e parenti che si vive già nel genere della richiesta, devono essere accompagnati dalle relazioni dell’endocrinologo e dello psicologo. Il problema enorme e fonte di stress è che per tre anni la persona trans avrà dei documenti che indicano una persona che non è lei e una fotografia non più somigliante. Un esempio di problemi è: come può una donna trans dimostrare alla polizia che l’auto è sua e la patente non è quella di suo fratello?

Quando si possono fare le operazioni chirurgiche?

La sentenza è obbligatoria per mettersi in lista d’attesa in Italia oppure per cercare di avere un rimborso da parte della regione di residenza qualora non ci siano chirurghi che fanno tali operazioni in regione. Vengono coperte dal SSN solo le operazioni agli organi genitali mentre tutto il resto sono considerate medicina estetica e vanno fatte privatamente a pagamento. Operandosi all’estero non occorre nessuna sentenza e raramente chiedono la relazione psicologica. I costi sono alti e paragonati all’acquisto di un’automobile.
Non è obbligatorio arrivare alle operazioni chirurgiche, una persona trans può essere tale anche senza farle. È una scelta personale soprattutto in base all’età e quanta repulsione si ha per il proprio corpo, che non è ritenuto conforme e lo si vuole cambiare.

Dott.Filippo Pietrantonio, Oncologo medico e ricercatore.

I dati a nostra disposizione oggi non permettono di avere una risposta certa riguardo il possibile rischio oncologico della terapia ormonale di affermazione di genere. Secondo alcuni studi le donne transgender in trattamento hanno un rischio di sviluppare il tumore della mammella più alto rispetto agli uomini cisgender, rischio che rimane comunque notevolmente più basso rispetto a quello delle donne cisgender. Inoltre, sembra esserci una correlazione tra l’utilizzo di ciproterone acetato ad alte dosi e lo sviluppo di meningiomi. Abbiamo bisogno di più dati per comprendere meglio il fenomeno.

Per quanto riguarda la percentuale di pazienti oncologici transgender e gender-diverse, essa non è nota in quanto i dati su orientamento sessuale e identità di genere (dati SOGI) non vengono normalmente raccolti. Si ritiene pertanto che tale percentuale possa rispecchiare quella della popolazione generale (che oscilla tra lo 0.5% e il 4% a seconda delle definizioni che si decide di dare al concetto di “gender-diverse”).

La relazione tra terapia oncologica e ormonale

Insieme al Dott. Pietrantonio, nel 2022 ho avuto l’opportunità di partecipare a un evento tenutosi ad Assisi dal titolo “Giornate dell’etica: Oncologia, la salute declinata su sesso e identità di genere”. Nei due giorni del congresso sono stati evidenziati molti aspetti farmacologici relativi alle terapie ormonali sostitutive, così come problemi oncologici e legati all’accoglienza ospedaliera. Il mio apporto è stato relativo alla gestione delle e dei pazienti trans in ospedale e alle correlazioni tra terapia oncologica e ormonale. Ciò che era emerso, è che le persone transgender non fanno nessun tipo di prevenzione oncologica. Questo non dipende soltanto dal percorso di affermazione di genere e le relative incongruenze fra il proprio genere e quello riportato sui documenti, ma anche dal fatto che molte persone trans si sentono discriminate dal personale medico e non si presentano negli ospedali anche dopo un singolo episodio di misgendering e transfobia.

La strada verso l’inclusione delle persone transgender e non-binarie

Una panoramica sui percorsi di affermazione di genereDa questa panoramica, arricchita da alcuni autorevoli contributi in campo medico e psicologico, emerge come i percorsi di affermazione di genere siano una realtà ampia e sfaccettata che coinvolge le persone da molteplici punti di vista. Se, da una parte, occorre prendere consapevolezza di tali fenomeni e del loro impatto sulla vita delle persone, è altrettanto importante ridurre stereotipi e pregiudizi che possono limitarne la salute sia fisica che mentale. Ogni persona ha infatti diritto a essere riconosciuta e valorizzata nella propria specificità: le persone transgender e non-binarie spesso incontrano sul loro cammino difficoltà non solo dal punto di vista sociale e culturale, ma anche burocratico con importanti ricadute sulla loro vita personale e lavorativa. Ecco perché è importante uno sforzo congiunto da parte di individui, società e organizzazioni per superare gli stereotipi e promuovere l’inclusione di tutte e tutti.

Autore

Bianca Iula

Bianca Iula è programmatrice web di siti di e-commerce.
Donna transgender, è divulgatrice di tematiche trans negli ambiti del mondo del lavoro, del diversity management, del settore medico scientifico e della medicina di genere.
Nel suo blog ”Simiula” racconta la sua transizione.

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