Negli ultimi decenni, hanno trovato una diffusione sempre maggiore due concetti: quello di “multiculturalità” e quello di “interculturalità”. Sebbene non siano sinonimi, vengono spesso confusi tra loro, lasciando spazio a interpretazioni talvolta vaghe e poco precise. Comprenderne a fondo il significato e le differenze sottostanti, tuttavia, risulta quantomai importante nella nostra società.
Dalla co-esistenza all’integrazione sociale
Il primo concetto, la multiculturalità, ha iniziato a prendere piede tra gli anni ’70 e ’80 e connota una società dove coesistono diverse culture, anche molto differenti fra di loro, le quali, rispettandosi reciprocamente, mantengono i propri caratteri distintivi.
L’interculturalità, invece, non solo prevede la presenza in uno stesso contesto (sociale, professionale, familiare, scolastico) di più culture, ma anche la loro interazione consapevole e in grado di produrre integrazione sociale e benessere collettivo. L’ulteriore passo in avanti di questo secondo concetto consiste nell’apertura verso le altre persone. Una prospettiva che dà spazio alle caratteristiche originali e uniche degli individui, portatori di valori, che uniscono perché arricchiscono tutte le persone/figure coinvolte.
L’importanza di gestire e valorizzare le competenze dei team multiculturali
Il presente ci mostra che il mondo del lavoro è sempre più composto da lavoratrici e lavoratori di varie nazionalità e culture. È fondamentale, quindi, soprattutto nei team multiculturali, saper comprendere, gestire e valorizzare queste differenze. Se adeguatamente formati e supportati, infatti, questi gruppi possono trasformare la diversità in risorsa, collaborando al meglio per generare valore e raggiungere gli obiettivi.
Una competenza trasversale è quella che vede la leadership capace di creare, gestire e far emergere al meglio gruppi di lavoro composti da diverse nazionalità e culture, ma soprattutto capace di utilizzare la comunicazione cross-culturale.
Gli aspetti latenti della comunicazione nella cultura organizzativa
Una teoria fondamentale è quella formulata da Edward T. Hall che, per definire il concetto di comunicazione cross-culturale, pone l’accento sugli aspetti nascosti degli atti comunicativi. Partendo dalla teoria freudiana dell’inconscio, Hall invita a comprendere che il linguaggio verbale è soltanto uno dei mezzi per comunicare. Comunicazione è il linguaggio silenzioso dei comportamenti, della gestualità e delle posizioni del corpo, delle tradizioni e dei tabù, degli usi e dei vestiti. Le persone si trasmettono informazioni anche quando fissano gerarchie di valori, assegnano significato all’attesa, all’anticipo o al ritardo. In questo senso la cultura è comunicazione e lo è, quindi, anche la cultura organizzativa.
Mappare le culture per orientarsi nella società globale
In linea con questa teoria, poi, si colloca il saggio della studiosa americana Erin Meyer, “La mappa delle culture: come le persone pensano, lavorano e comunicano nei vari paesi”. Un testo che guida in un’esplorazione delle differenze culturali su otto aspetti fondamentali nella vita e nel lavoro. Ciascun aspetto rappresenta un’area-chiave in cui posizionare una cultura rispetto alle altre per decifrare i suoi atteggiamenti, prevenirli ed evitare potenziali situazioni di conflitto.
Ad esempio, come comunicare con culture ad alto e basso contesto? Chi ci garantisce che dare uno stesso feedback in Russia e in Spagna abbia lo stesso effetto? Come si fa a prendere delle decisioni strategiche quando abbiamo a che fare con culture consensuali e altre top-down? Erin Meyer ci aiuta a riflettere su tanti pregiudizi che abbiamo e che non ci accorgiamo di avere perché viviamo in una cultura che li dà per scontati. Soprattutto ci aiuta a capire come ci possono percepire persone di culture completamente differenti e come noi percepiamo le altre culture. Aspetti fondamentali in un contesto sempre più globale e internazionale.
Sfide e risorse della comunicazione cross-culturale
Questi spunti teorici sottolineano l’importanza, quando si parla di multiculturalità all’interno di team e interculturalità nell’approcciarvisi, che il management sia adeguatamente formato anche sui temi di comunicazione. Si tratta di una competenza strategica utile non solo per il lavoro in gruppo e in presenza, ma anche, visti i tempi, da remoto e a livello globale.
Spesso infatti vengono commessi degli errori comuni, dovuti il più delle volte a una scarsa consapevolezza di alcune dinamiche, e che si possono tradurre in comunicazioni non efficaci. Le diversità linguistiche e caratteriali, infatti, portano con sé differenze più profonde a livello di significati, valori, visioni del mondo, atteggiamenti, reazioni, emozioni, comportamenti. Tutto questo si riflette nel business, negli stili di comunicazione, nelle modalità di lavoro e di organizzazione, nei processi, nelle usanze e negli approcci alla sfera professionale.
Fraintendimenti, interpretazioni sbagliate e conseguenti situazioni di disagio sono un ostacolo alla performance e al benessere del team. Per riconoscere e saper gestire questi fenomeni occorre abbandonare una visione etnocentrica. Un simile approccio, infatti, porta con sé dei limiti evidenti che non solo rischiano di appiattire la complessità e l’unicità dei singoli individui, ma anche di aprire la strada a possibili stereotipi.