Cosa ci fa sentire al sicuro? Cosa proviamo quando veniamo rispettate e rispettati? Cosa ci fa dire che in azienda, nei luoghi di lavoro, esiste una cultura del rispetto?
Partiamo da queste domande e altre che possano emergere da questo semplice incipit per provare a comprendere insieme se sia (ancora) possibile parlare di rispetto e come agire per creare ambienti sani e rispettosi.
Il rispetto in un mondo orientato alla performance
Iniziamo dalla definizione: la parola “rispetto” deriva dal verbo latino “re-spicere” che significa letteralmente “guardare indietro”. Un’operazione non sempre facile in una cultura lavorativa generalmente orientata alla performance, al successo e all’azione. Una dinamica che, più che indietro, sembra spingere il focus sempre in avanti.
Cosa succede però quando ci fermiamo e portiamo l’attenzione a quello che abbiamo dietro le spalle? Vediamo ciò che non abbiamo considerato, osserviamo le conseguenze del nostro agire, cogliamo il non detto tra le pieghe di un sorriso o di uno sguardo. Il rispetto è un fenomeno intimo, di volizione spontanea. Non si può chiedere; se lo si fa, perde di valore e di spontaneità. Di qui la domanda: come coltivare la cultura del rispetto se la sua cifra sta in quell’istantanea, spontanea, intima volontà di voltarsi? Forse è solo per modo di dire che il rispetto “si ha” o “si merita”, perché il rispetto semplicemente “si fa”.
Sfide e opportunità: la sicurezza psicologica nelle organizzazioni
Sono ormai anni che nelle organizzazioni si affrontano i temi del rispetto e della sicurezza psicologica. Esistono numerose iniziative interne volte a promuovere indagini di clima per misurare la soddisfazione delle persone sui temi del benessere. La direzione è quella giusta, perché se l’obiettivo è cambiare la cultura il primo passo è raccogliere dati per comprendere la situazione. Ma a valle di ciò, possiamo davvero dire che abitiamo luoghi sicuri e rispettosi?
I dati (Manpower Global Talent Barometer) purtroppo ci dicono che abbiamo ancora molta strada da fare. Infatti, la crescente attenzione a questi temi negli ultimi anni ha certamente migliorato l’ambiente lavorativo, ma ha anche messo in luce le lacune di un sistema che per troppo tempo ha trascurato il benessere delle persone.
Guardando ai traguardi che già sono stati raggiunti e alle sfide che attendono le organizzazioni possiamo pensare alle parole “utopia e disincanto“. Utopia perché si tratta di obiettivi al cui raggiungimento occorre credere, disincanto perché a volte ci si rende conto di quanto tutto questo sia difficile.
Il linguaggio come strumento di rispetto
Negli ultimi anni, si è fatta sempre più impellente la necessità di rendere i luoghi di lavoro spazi più sicuri e rispettosi. Un’esigenza di cambiamento netto dimostrata dai numerosi interventi del Legislatore nell’ordinamento italiano e internazionale.
Le normative impongono alle aziende di garantire ambienti di lavoro rispettosi e sicuri. Tra le principali, occorre citare:
- La legge di ratifica della Convenzione OIL 190 sull’eliminazione delle violenze e delle molestie nel mondo del lavoro: L. 4/2021.
- L’Articolo 2087 del Codice civile che obbliga datrici e datori di lavoro ad adottare misure necessarie per tutelare la salute[1] fisica e morale di lavoratrici e lavoratori;
- Il Codice delle Pari Opportunità (D.Lgs. 198/2006, art. 26 co. 3-ter)che impone alle aziende di prevenire molestie e discriminazioni.
Tra i diversi strumenti di cui è importante che le aziende si dotino vi è poi il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), il quale deve includere la valutazione dei rischi psicosociali e delle condotte discriminatorie.
Un altro, molto efficace nel promuovere una cultura del rispetto è la formazione, che sensibilizza sulle condotte inappropriate e fornisce utili strategie per contrastarle.
L’importanza della sicurezza psicologica
Si sperimenta sicurezza psicologica (psychological safety) quando:
- Si percepisce “sicuro” (o quantomeno non pericoloso) assumersi rischi interpersonali sul posto di lavoro.
- Si sente libertà e assenza di giudizio nel parlare, proporre le proprie idee, fare domande, lamentarsi o fare errori.
- Si condivide senza sperimentare imbarazzo, rifiuto o punizioni per aver parlato.
La sicurezza psicologica, infatti, è un’atmosfera in cui le persone si sentono a proprio agio nell’esprimersi e nell’essere se stesse: significa schiettezza, disaccordo produttivo e libero scambio di idee. È una fonte cruciale di creazione di valore nelle aziende che operano in un ambiente complesso e in costante evoluzione e si radica con efficacia negli ambienti caratterizzati dal rispetto reciproco.
Culture eats strategy for breakfast
Questa celebre frase dell’economista e saggista Peter Drucker ci ricorda che qualunque strategia di business si radica nella cultura di cui è figlia. Pertanto, diventa sempre più urgente e necessario che le organizzazioni sappiano creare un terreno fertile in cui valori come il rispetto e la sicurezza psicologica vegano condivisi e si traducano in comportamenti e linguaggi coerenti.
E dunque, riprendendo l’etimologia del termine, se vogliamo continuare a “guardare avanti”, occorre in primis conoscere chi e cosa ci circonda. Solo così è possibile costruire contesti che del rispetto siano una piena e consapevole espressione.
Il rispetto in azione: costruire insieme il cambiamento
Da molti anni Wise Growth accompagna le organizzazioni attraverso percorsi dedicati a manager, HR e popolazione aziendale volti a favorire contesti rispettosi e “sicuri” dal punto di vista psicologico.
Crediamo fortemente che il rispetto (tema su cui abbiamo anche scritto un libro) in azienda non sia solo un valore etico, ma una pratica quotidiana che può essere coltivata attraverso percorsi concreti. I nostri progetti agiscono su diversi livelli: dalla sensibilizzazione su molestie e discriminazioni, alla formazione mirata per manager, HR e popolazione aziendale, fino a progetti più articolati che intervengono alla radice della cultura aziendale.
Inoltre, supportiamo le organizzazioni nello sviluppo di una rete di ambassador interni, figure di riferimento che possano promuovere il cambiamento e agire da punto di contatto per situazioni critiche. Ogni azienda può costruire un ambiente più sicuro e rispettoso, e noi di Wise Growth abbiamo gli strumenti per aiutarle a renderlo possibile.
[1] Secondo il Decreto legislativo del 9 aprile del 2008 n. 81 in attuazione del Testo Unico sulla Salute e la Sicurezza sul Lavoro, con il termine “salute” dei lavoratori si deve intendere “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità” (art. 2 lett. o).