Dove sono finiti i ‘padri di una volta‘? Quelli di altri tempi, autoritari forse più che autorevoli, quelli che a casa arrivavano per cena, quelli che non si sarebbero mai sognati di mettersi a sfogliare il diario dei figli, quelli che avevano notizie del loro rendimento scolastico solo quando leggevano la pagella.
Ed è giusto sentirne un po’ la mancanza oppure dovremmo in qualche modo adeguarci al cambiamento ed essere soddisfatte per ciò che in cambio abbiamo ottenuto?
Oggi molti papà sono, senza ombra di dubbio – e per fortuna! aggiungo – assai diversi da quelli coi quali molte donne e madri dei giorni nostri sono cresciute: sono più collaborativi e disponibili nella gestione famigliare e domestica, fanno i genitori senza delegare, occupandosi direttamente dei figli.
Hanno scoperto che fare il genitore è sì molto faticoso ma anche molto soddisfacente.
Spesso, non nascondiamoci, può essere una scelta un po’ di “ripiego”: la crisi economica, come sappiamo, ha lasciato a casa più uomini che donne, ed alcuni di loro hanno trovato all’interno della famiglia una nuova ed appagante ricollocazione identitaria.
Non tutti ovviamente sono ‘nuovi padri’, ma sicuramente, che ci piaccia o no, la tendenza preponderante è questa. Viene da chiedersi: le madri di oggi sono pronte a una nuova versione di padri oppure il cambiamento ha creato in questi ruoli una sorta di dilemma interiore?
A livello professionale le madri lavoratrici dei giorni nostri stanno facendo passi avanti, stanno conquistando nuovi ambiti, con sacrificio, dedizione, competenze… dall’altra parte per rendere possibile tutto ciò stanno cedendo a padri sempre più presenti ed interessati, molti di quegli spazi tradizionalmente di loro pertinenza all’interno della famiglia; ma al costo di quale fatica?
Perché se in teoria le nuove madri sanno benissimo che un buon work-life balance parte anche da un forte investimento sulla genitorialità, quanto – nella realtà – sono poi pronte a delegare e quanto questo intimamente costa in ambito di ridefinizione identitaria?
Talune madri lavoratrici possono accettare con difficoltà il non essere più la figura di riferimento principale al ritorno da scuola o le uniche depositarie dell’agenda delle attività pomeridiane dei figli, tanto per fare qualche esempio. Soprattutto va considerato che sono donne cresciute con madri che hanno incarnato un modello diverso da quello che oggi stanno portando avanti loro. Ecco perché, non potendo più contare su modelli di riferimento vecchi, è necessario trovarne di nuovi.
Ovviamente il discorso è molto personale: non essendoci un unico modello di madre-lavoratrice, non c’è nemmeno una posizione giusta ed una sbagliata, ma semplicemente un punto di equilibrio diverso per ognuna. Questa ridistribuzione dei ruoli tra i genitori è un percorso individuale e di coppia, non scontato ed a tratti faticoso, ma ineluttabile con il quale fare i conti e del quale essere fortemente consapevoli.