Il MEP (cioè Modelling Employability Process for Refugees) è un progetto multistakeholder e multilivello volto a consolidare una metodologia di sviluppo finalizzata all’inclusione lavorativa di persone titolari di protezione internazionale.
Il progetto è promosso e sperimentato sul campo grazie alla partnership consolidata di Fondazione Adecco e UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Le azioni previste nel corso del 2019 sono principalmente due:
- 1) La modellizzazione del processo di mobilità territoriale e housing per dieci rifugiati con alta employability sul territorio nazionale
- 2) La formazione mirata teorica e pratica agli/alle operatori/trici dell’accoglienza attraverso la co-conduzione di un gruppo di orientamento con approccio narrativo di donne rifugiate in condizione di vulnerabilità (per le città di Roma e Milano)
Per la prima azione è stato, ed è fondamentale il coinvolgimento e l’expertise delle operatrici del Servizio Centrale che hanno partecipato al focus group per l’identificazione di uno strumento di rilevazione (ancora in fase pilota) che possa identificare caratteristiche soft e hard dei profili professionali dei rifugiati e della loro employability. Molto spesso, infatti, le competenze pregresse e i percorsi di studi, non solo non vengono riconosciuti, ma sono di difficile interpretazione nel contesto formativo e professionale italiano.
Gli obiettivi condivisi sono quindi:
- Recuperare e riconoscere conoscenze, competenze (possedute e/o potenziali) ed esperienze pregresse di valore che possano rispondere ad opportunità coerenti e in linea con il profilo posseduto e/o il ruolo esercitato nel paese di provenienza
- Prevenire il dumping retributivo, le tensioni sociali e il livellamento della professionalità dei rifugiati verso tipologie lavorative con basso contenuto professionale
- Abbattere stereotipi di tipo professionale e culturale riferibili alle persone titolari di protezione internazionale (etnicizzazione delle professionalità)
- Recuperare la capacità lavorativa, intesa come ri-acquisizione di skills e di conoscenze tali da rendere, per i beneficiari coinvolti, il mondo del lavoro meno estraneo e più accessibile ma anche ridurre il livello di distonia – tipico di chi si sente escluso e marginalizzato dal mondo del lavoro, dal quale non è infrequente che si sia stati espulsi – agendo sul recupero della dimensione professionale qualificata
- Ridurre l’instabilità professionale, il rischio di irregolarità contrattuale, la disoccupazione/inoccupazione e il relativo disagio sociale derivante.
Per quanto riguarda la seconda azione sono stati coinvolti ventuno operatori/trici e ventisette donne rifugiate. La metodologia specifica concordata prevede:
- Intervista partecipata di gruppo: finalizzata a co-costruire l’intervento formativo (elementi di Community Based Approach – metodologia partecipativa UNHCR)
- Formazione di gruppo di 30 ore: finalizzata al trasferimento della metodologia di accompagnamento all’inclusione lavorativa attraverso moduli dedicati alla conduzione dell’orientamento di gruppo narrativo, al bilancio di competenze, alla corporate partnership, allo skill audit
- Sperimentazione sul campo delle competenze acquisite attraverso la co-conduzione in compresenza con il docente di un percorso di orientamento di gruppo di 20 ore dedicato a donne rifugiate in condizione di vulnerabilità
- Applicazione del bilancio di competenze con attività di coaching da parte dei docenti;
- Coaching alle inclusioni