Le donne lamentano spesso, a ragione, come il mondo del potere sia maschile e quindi di difficile accoglienza per lo ‘stile’ femminile. Quanto è difficile diventare leader rimanendo donne, senza cioè rinunciare alla propria femminilità? Mentre sulla diagnosi quasi tutte le donne concordano, è la terapia che risulta difficile. Il tema riguarda l’accettazione della “diversità”, tra l’altro non solo quella femminile, ma questo cosa comporta, da un punto di vista pratico?
Le prime prese di distanza da parte delle donne sono state simboliche. Ricordo una giornata di formazione, diversi anni fa, in una notissima società di consulenza. Stavamo parlando degli abiti e ci siamo accorte che tutte le donne presenti – saranno state una ventina – erano vestite uguali: pantaloni, giacca nera e sottogiacca bianco (variava solo il modello, t-shirt o camicia!) Una perfetta mimetizzazione.
Quindi ben vengano le donne che si vestono colorate, che – come auspicava Vecchioni – si mettono la gonna!
Ma non mi pare questo il tema fondamentale, così come mi sembra triste (e davvero antico!) che le donne si mettano a competere su questioni estetiche. Detesto i riferimenti fisici a Rosy Bindi, così come quelli alla Boschi, e trovo vigliacca la polemica politica che prende in giro Brunetta. Persone tra loro opposte, ma che non devono essere nè apprezzate, nè messe alla berlina per il loro aspetto fisico.
Se le donne vogliono davvero essere paladine della diversità, iniziamo a concentrarci sui contenuti, apprezzando il valore delle persone e non fermandoci all’esteriorità.
Diventare leader rimanendo donne, a mio parere, è proprio questo: portare uno sguardo inclusivo (e ne siamo capaci), saper coniugare efficienza e compassione (chiedo troppo?), saper cogliere il limite perchè la nostra vicinanza fisica alla nascita e alla morte ci rende spesso più sagge.
Invece cadiamo nelle trappole maschili quando ci mettiamo a competere sul fisico, sulla conquista del maschio dominante, quando prende il sopravvento la bambina obbediente senza spirito critico, quando sgomitiamo perchè i giornali ci prestino attenzione perchè siamo uscite dalle righe.
Nel corso della mia esperienza ho avuto modo di raccogliere diverse testimonianze di donne alle prese con percorsi di carriera e gestione del potere. Da questa riflessione è nato anche un libro, Alice in Businessland, in cui ho tentato di dare una forma a questi racconti cercando di coglierne e condividerne gli elementi trasversali.
E’ vero che le donne – e lo dico sempre – non sono tutte uguali: ma ci sono dei fili rossi che accompagnano la nostra storia, una storia di emancipazione che, per arrivare a compimento, deve vederci capaci di diventare leader. Ma leader nuove e diverse, se no tanto vale lasciare il potere dove sta!